Il titolo è una frase forte, molto sentita in questo periodo e ovviamente ognuno ha il suo punto di vista a riguardo e mi sento di esprimere il mio, facendomi portavoce di chi la pensa come me.
Non sono una virologa, ma trovo assurdo come si stia gestendo questa emergenza e soprattutto trovo offensivo come la politica attuale punti il dito verso dei cittadini, i giovani, che non sono rappresentati e pertanto impossibilitati a dire la loro, ma obbligati unicamente ad accettare le decisioni imposte “dall’alto”. Sì, “dall’alto”, perché chi è al potere oggi è così distante dalla vita quotidiana di chi è “in basso”, da chi ormai sopravvive e non vive più, da dire cose senza senso.
La più eclatante di queste assurdità è proprio la nuova norma del coprifuoco dalle ore 23:00 alle ore 5:00 in alcune Regioni d’Italia, tra cui il Lazio, per fermare la “movida”. Già la “movida”, la stessa per tutte le città italiane? Non so, ci sono città che anche prima del lockdown stavano morendo e che avevano, in pochissimi punti, dei gestori di locali che a fatica cercavano di lavorare e dare un servizio, ma che oggi si vedono il dito puntato contro come fossero degli untori! Eppure quei gestori sono cittadini obbligati a pagare le tasse, i giovani che frequentano quei luoghi della “movida” sono gli stessi che la mattina sono assembrati sugli autobus o sui treni e capita anche che le piazze, dove questi giovani “scellerati” si assembrano di notte, sono le stesse dove la mattina, anziani e non, si aggregano per il mercato rionale.
Quindi deduco che ci sono orari stabiliti in cui il virus c’è ed altri in cui lo stesso non c’è e che ci sono cittadini che hanno il diritto di lavorare ed altri che non lo hanno.
Ci stanno togliendo non solo la libertà, ma i nostri diritti: svegliamoci!
Mi rivolgo soprattutto ai giovani: leggete, informatevi, fatevi sentire e rispettare.
Il diritto allo studio è per tutti, deve essere garantito, invece si ordina l’uso della didattica a distanza, quindi questo diritto sarà fruito solo da chi gode di un’ottima connessione e dagli idonei strumenti tecnico-informatici. Si impone la didattica a distanza in ugual misura in tutta Italia, senza sapere se sia effettivamente applicabile e fruibile da tutti ed in tutte le zone del territorio italiano, il tutto nel nome della lotta al Covid-19.
Sempre nel sostenere la lotta al Covid-19 si revoca il diritto di libera circolazione: si può viaggiare tra Stati dell’Unione Europea e Stati Esteri senza alcun controllo salutistico, ma per esempio non posso viaggiare in auto da sola dopo le ore 23:00 a Roma!
Se si riflette bene anche il diritto alla salute, che è un principio costituzionale, ove per salute si intende il benessere fisico, mentale e sociale dell’essere vivente, viene meno in nome della lotta alla pandemia: in Italia non posso morire di Covid-19, ma posso morire di depressione dovuta non solo alla privazione dei miei diritti, ma magari anche perché ho perso il lavoro, o le uscite della mia attività sono maggiori dell’entrate e non so come nutrire la mia famiglia, o sono chiusa in casa con un partner violento, ecc.
Con tutto ciò non voglio dire che il virus non esista, sicuramente c’è e a Febbraio quando non si sapeva cosa fosse e come fermarlo, era giusto chiudere per prevenire (anche se all’epoca il Governo ha preferito aspettare Marzo), però ora non solo si conosce il Covid-19, si sa anche come curare i pazienti, ma soprattutto il virus stesso (che a mio avviso ragiona meglio di tanti Governatori) si è affievolito, perché come tutti i virus ha bisogno di un corpo in cui vivere!
Oggi il Covid-19 non è né più né meno di una forte influenza stagionale, in quanto i più sono asintomatici: i vaccini anti-influenzali ci sono, ma vengono somministrati volontariamente ai soggetti più a rischio e nessuno si priva di vivere una vita normale per un’influenza. Si pensi, per esempio, ad un nipote che ha il raffreddore, questo comunque starà insieme al nonno che lo riprende da scuola, perché il raffreddore è sottovalutato e nessun nonno rifiuterebbe l’abbraccio di un nipote per una videochiamata in sicurezza, ma se il nonno è un malato terminale, anche quel banale raffreddore sarà micidiale: ecco dunque che o in Italia siamo tutti malati terminali o ci stanno diffondendo il “virus della paura”.
Diceva “uno sprovveduto”: «L’uomo è un animale socievole», ecco, cerchiamo di rimanere tali, cercando semplicemente quell’educazione che sta via via scomparendo, come per esempio il lavarsi le mani spesso o lo starnutire/tossire coprendosi la bocca o voltandosi dalla parte opposta dell’interlocutore.
Piccole regole di buona educazione permetterebbero di non fermare l’economia, di non privarci dei nostri diritti e di vivere una vita normale!A cura di S.M.